6 canzoni di coppie

Damon And Justine

Damon Albarn e Justine Frischmann – Foto qui


Vowel Movements – The Evens

Siamo un po’ figli della straight edge: salutisti e animalisti ma sempre rocknrollisti. Dunque figli di Fugazi e Minor Threat che la filosofia straight edge l’hanno creata, nonostante poi abbiano fatto scelte di proselitismo poco straight e vagamente intolleranti. Ma il frontman di quei gruppi, Ian MacKaye, insieme a sua moglie Amy Farina, batterista, si sono poi riscattati con una linea di condotta più esemplare: una canzone sulle vocali. Il committente è Pancake Mountain, una trasmissione tv per bambini rock-friendly (If Fellini and Monty Pyton decided to make a kid’s show…) che ha coinvolto una nutrita lista di rockstar come Eddie Vedder, Bright Eyes, White Stripes. Amy e Ian si sono conosciuti a Washington nei primi anni novanta e non si sono mollati più, prima da amici mentre lei suonava nella band del fratello di lui, poi come amanti. Infine anche come The Evens, mentre Ian metteva in standby i Fugazi.



Summer Wine – Nancy Sinatra, Lee Hazlewood

Nancy Sinatra e Lee Hazlewood nel 1967 raccontavano questa storia: lui e lei si incontrano, lei gli offre una sangria molto carica che gli fa perdere la brocca e, una volta tolti gli speroni d’argento, via con le danze (e con i soldi di cui lei lo deruba). Strawberries, cherries and an angel’s kiss in spring / My summer wine is really made from all these things. Impossibile rifiutare un’offerta così. Allusioni erotiche? Rimandi a qualche droga? Quando Lee è entrato nella vita di Nancy le ha stravolto la carriera producendo per lei dei successi naif tagliati su un’immagine sexy. Poi, cosa sia accaduto realmente tra di loro al di là della musica, vai a saperlo, anche qui le ambiguità si sprecano.



Animal lover – Suede

Penso a Justine Frischmann della band Elastica e la stimo. Nel giro di pochi anni ha avuto due relazioni stabili – da prendere con le pinze dati i soggetti – con, nell’ordine: Brett Anderson degli Suede e Damon Albarn dei Blur. Con Anderson è stata fondatrice degli Suede, dopo che si erano innamorati alla facoltà di Architettura di Londra. Poi, ha perso la testa per Damon e per un periodo intorno al 1992 è stata con il piede in due scarpe fino a quando probabilmente Brett le avrà lanciato i vestiti dalla finestra. Sembra che Animal Lover sia stata scritta nel delirio di quella situazione. L’occasione è buona per riascoltare il primo album omonimo degli Suede e per affermare che quando i musicisti soffrono noi godiamo delle loro canzoni.



Krisma – Amore

Prima della svolta punk del 1977 con Chinese Restaurant e di quella elettropop del 1980 con Cathode Mama, i mitici Krisma esordirono nel 1976 con il singolo di erotic-tribal-dance Amore. Il video non ha bisogno di commenti. Già da allora Maurizio Arcieri e la sua ex fan, in seguito moglie, Cristina Moser, erano una coppia di matti. Pionieri e visionari, hanno sempre viaggiato su altri pianeti. Orgogli nazionali.



Beat Boy (Zef Side) – Die Antwoord

Orgoglio sudafricano sono invece i Die Antwoord nelle persone di Ninja, YoLandi Visser e Dj Hi-Tek. Sono tra le massime espressioni di elettro hip hop degli ultimi anni nonché autorevoli portavoce dello zef, controcultura bianca Sudafricana (non razzista), arricchita e coatta, che negli anni sessanta potenziava le auto Ford Zephyr (il nome zef viene da lì) e ora ostenta cattivo gusto ed eccessi. Come avrebbe riassunto Yolandi “Sei povero ma sexy”. Dei Die Antwoord mi ha fatto capitolare anche il rifiuto di aprire i concerti di Lady Gaga nel 2012. Fokken cool.



Low – Murderer

A Mimi Park e Alan Sparhawk dei Low, in coppia anche nella vita, non piace molto che si ricordi il loro essere mormoni ma è inevitabile ascoltandoli, perché un afflato religioso sprigiona da tutti i pori del loro slowcore. Hanno pubblicato una decina di album sussurrando cose profonde e simboliche, come in un confessionale, diventando sempre più bravi a modulare, variare e integrare. In Drums and Guns del 2007, Murderer (inizialmente contenuta nell’ep omonimo del 2003) è una riflessione intensa che affronta il tema delle stragi compiute in nome della fede.



Musica da lavoro

 

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Chissà se davvero La classe operaia va in paradiso, sicuramente ci sarà finito Gian Maria Volonté dopo quella formidabile – l’ennesima – prova di recitazione. Aveva un modo speciale di entrare nei ruoli, totale e devoto. Era sempre un altro, hanno detto. Tutto è politica, diceva. La questione dell’interpretazione in ambito artistico può essere molto controversa se si pensa al messaggio che porta. Mi ha fatto riflettere rivedere il film di Petri, innescando un groviglio di riferimenti musicali, primo tra tutti Working Class Hero del 1970, attacco sferzante di John Lennon ad arrivismo e conformismo. There’s room at the top they are telling you still / But first you must learn how to smile as you kill. Magari Lennon non proveniva proprio dalla classe operaia ma la sua denuncia sembrava sincera. Nove anni più tardi, Marianne Faithfull ha fatto di Working Class Hero una versione radical-spettrale affascinante che si è spinta ancora oltre i limiti del ‘ruolo’ dell’interprete, essendo lei figlia di un professore universitario e di una baronessa austriaca. Nel suo caso erano in ballo, forse, altre problematiche.



Sono convinta che la contraddizione sia vitale. Sul finire degli anni settanta, all’interno del movimento punk faceva secessione l’ala più estrema che ‘veniva della strada’, detta Oi e che si sarebbe delineata poi come skinhead. Lo street punk rivendicava di essere la vera rappresentanza del proletariato inglese. Erano gli anni di ferro del thatcherismo. Come si può ignorare le cose che accadono sotto gli occhi di tutti? Billy Bragg non si è tirato indietro. Più che cantante politico si è autodefinito cronista della realtà:  Well the factories are closing and the army’s full / I don’t know what I’m going to do / But I’ve come to see in the land of the free / There’s only room for a chosen few (To have and to have not, 1984).



Ma fuori dai conformismi, appunto, è onorevole militare ognuno con il proprio stile. Elvis Costello è stato spiazzante con il suo bellissimo debutto My Aim is True nella piena esplosione anarchica del 1977. Un linguaggio ancora più nuovo che rielaborava il rock’n’roll della tradizione in chiave punk, album di rottura e costruttivo al tempo stesso, forse già in vista del post punk, in qualche modo. Elvis giocava sul filo tra vicende personali/amorose e inquietudine collettiva. Welcome to the working week cantava di sera mentre di giorno lavorava come operatore informatico alla Elizabeth Arden di Londra.



Saltando a fatti recentissimi, la cantante M.I.A., inglese di origini tamil, ha appena collaborato con la catena H&M per la campagna pubblicitaria della Settimana Mondiale del Riciclo con la canzone Rewear it. M.I.A. ha scelto una linea di denuncia da sempre. Già il suo nome, Missing In Action (dal gergo militare disperso in missione), è foriero di attivismo. Ancora convinta che la contraddizione sia vitale, ammetto che a volte questa dinamica mi confonde più di altre e questa è una di quelle. H&M è coinvolta nelle indagini sullo sfruttamento del lavoro minorile al cui proposito l’azienda si esprime così ma su cui a oggi non mi risulta ci siano risposte definitive, se non il proposito della multinazionale di alzare il livello di attenzione sulla filiera della produzione. Per il momento penso che M.I.A. imbarcandosi in questa campagna abbia almeno confermato la propensione al coraggio – oltre ad avere tirato fuori, come spesso, una bella canzone. E per quanto riguarda le risposte certe una ce l’ho ed è che certo lavoro ci fa sembrare deficienti.


6 canzoni italiane

 

Giuliano Dottori – Estate

Come dire: a un certo punto dovrà girare questa ruota. E nell’attesa della bella stagione sono nati gli album L’arte della guerra Vol. 1 e Vol. 2, dopo l’esperienza da chitarrista nei milanesi Amour Fou e grazie al crowdfunding su Musicraiser. L’Arte della Guerra è quella dei precetti dello stratega militare cinese Sun Tzu: Con ordine, affronta il disordine; con calma, l’irruenza. Ma attenzione: In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro e quelle imprevedibili alla vittoria. Questo perché: Una volta colte, le opportunità si moltiplicano.


Bugo – Vado ma non so

Biagio Antonacci + 883 + Vasco Rossi = Cristian Bugatti, cioè Bugo, from San Martino di Trecate. Canzone e video sono splendidamente tamarri sulla falsariga di quel rock melodico degli anni 80. Da sempre graffiante e dissacrante, Bugo è la figura clownesca che spalanca un sorriso con la malinconia negli occhi. E io credo nel Bugo sentimentale che quegli esempi li ha masticati – anche per questioni anagrafiche – e risputati fuori dall’anima.


Iosonouncane – Buio

Il ritorno del prog sulla scena musicale internazionale ha il sapore di rivincita del contatto fisico sulla miseria di quello virtuale. Ne sono entusiasta. Mettersi comodi e perdere le coordinate spazio-temporali nei 10 minuti di un brano è vitale. Jacopo Incani ha lavorato per lungo tempo nella sua Sardegna d’origine e ha generato un concept album esistenzialista e materico che non ha limiti: DIE, come giorno in sardo e morire in inglese.


Rachele Bastreghi – Il ritorno

Nel 2015 si è presa una pausa dai Baustelle per pubblicare un EP, Marie, che sta portando in tour per l’Italia in queste settimane. Categoria: stile. Ambientazione: anni 70. Il ritorno ha quel potere evocativo dei classici francesi, un po’ alla Une belle histoire – adattata in italiano da Califano con il titolo Un’estate fa – e una vaga sensualità-gainsbourg (pienamente caldeggiata invece in Mon petit ami du passé). Rachele bella e brava.


Motta – Prima o poi ci passerà

Il punto è che se inizi ad ascoltare Francesco Motta non smetti più. Ti frega un meccanismo ipnotico che sull’entrata progressiva degli strumenti costruisce una spirale di suono e suggestioni. Poi si respira quella freschezza che altro non è che talento. Di non passare per copia di qualcun altro, per esempio. E di farsi aiutare dalla produzione di Riccardo Sinigallia senza il quale probabilmente non ci sarebbero neanche le belle linee di basso di Laura Arzilli (ex Tiromancino).


Thegiornalisti – Tra la strada e le stelle

Sarà per dovere di cronaca musicale che i romani Thegiornalisti omaggiano nelle loro canzoni i grandi della musica leggera italiana. In Fuoricampo, terzo album uscito nel 2014, era il binomio Dalla/Stadio (Promiscuità), ma questa volta la versione Venditti mi convince di più. Immagino già l’estate 2016 passata a cantare il ritornello di questo singolo guardando fuori dai finestrini mentre Tu vai in giro la sera in cerca della gente come te. Ci vorrebbe un amico?