Live a Milano – Ottobre 2019

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Vinile – Porta Venezia, Milano


Chastity Belt – Martedì 1, Serraglio

Soft grunge, dall’area di Seattle, follower di Elena Ferrante


 

Les Percussions de Strasbourg (Milano Musica) – Mercoledì 9, Hangar Bicocca

6 musicisti, ensemble internazionale fondato nel ’62, musica contemporanea


 

Beirut – Sabato 12, Alcatraz

Indie-folk, da Santa Fe a Gallipoli, da primo appuntamento


 

Giungla + Hån – Venerdì 11, Ohibò

Elettro pop, dall’Italia, la domenica pomeriggio

https://www.youtube.com/watch?v=bOQgnukldYE


 

Soviet Soviet – Sabato 12, Ohibò

Da Pesaro, post rock, internazionali


 

Talib Kweli – Venerdì 25, Magnolia

East Coast hip hop, letterato, afrocentrico

 

 

Live a Milano – Marzo 2019

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Pause, dicembre 2018


The Blaze – Mercoledì 6, Fabrique

Duo parigino, elettronici, immersi in una cinematografica periferia


Wild Nothing – Giovedì 7, Santeria

Al decimo anno di vita, dream pop, con venature new wave


Omar Souleyman – Venerdì 8, Magnolia

Siriano, dabke techno, il suo curriculum spazia dalle feste di matrimonio fino al Primavera Sound passando per la cerimonia del Nobel per la Pace


Massimo Volume – Giovedì 14, Auditorium Fondazione Cariplo

Dalla scena underground di Bologna, cultura e controcultura, unici


Joshua Abrams– Lunedì 18, Santeria

Bassista, sperimentatore, collaboratore di tanti artisti (dai Tortoise a Bonnie Prince Billy)


Daniel Blumberg – Martedì 19, Triennale

Giovane, tormentato, slowcore

 

 

Live a Milano – Maggio 2018

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La vera musica è tra le note – metro lilla, Milano


Sons of Kemet – Giovedì 10, Biko

Londinesi, postcolonialisti, afrojazz


Cosmo Sheldrake – Giovedì 10, Serraglio

Allegrotto, elettronico, inglese


Tulipa Ruiz – Venerdì 11, Biko

Dal Brasile, sperimentatrice, bella voce


Black Milk – Sabato 12, Biko

Da Detroit, cento per cento black, una botta di energia


Be a Bear – Lunedì 14, Gattò

Da Bologna, ha fatto un album intero con l’iphone, giusto una capatina


Bryde,Martedì 15, Serraglio

Indissima, da Londra, con lui per imboscarsi

Live a Milano – Dicembre 2017

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Milano, Dicembre 2017


Collettivo Kopuntu – Sabato 2, Macao

Fino a Martedì 5, Gezi Park e dintorni, interdisciplinare

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Ellen Arkbro e Sofia Jernberg – Domenica 3, Tempio Civico di San Sebastiano

Dalla Svezia, all’interno della rassegna Mashun momento di raccoglimento 


Roy Ayers – Giovedì 7, Dude Club

Vibrafonista, groovy, ottimo per rompere il ghiaccio


Pumarosa – Domenica 10, Magnolia

Da Londra, new wave-dance, all’album di esordio


Emidio Clementi e Corrado Nuccini – Domenica 10, Base

All’interno del festival Prima Diffusa, poetici, pomeridiani


Georgieness – Sabato 16, Santeria Social Club

Valtellinese, rocker, sanguigna

Live a Milano – Agosto 2017

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Estati in città

A Milano agosto quasi non va in vacanza, quindi ecco una selezione di 6 concerti per chi è ancora, o già, in città.


Swans – Mercoledì 2, Magnolia

Newyorchesi, industrial noise, per compensare lo sbraco da motivetto estivo


Nino Bruno & Le 8 tracce – Mercoledì 2, Carroponte

Napoletani, sorrentiniani (nella colonna sonora di This Must Be the Place e non solo), modern beat


Billy Bragg – Sabato 5, Carroponte

Working class hero, poetico, politico


Radical Face – Mercoledì 23, Magnolia

Ex Electric President, cantastorie folk-indissimo, opening: Aldous Harding


Interpol – Mercoledì 23, Carroponte

Figli dell’emocore, chitarrosi, ben dotati del frontman Paul Banks


Colombre – Venerdì 25, Il Chiostro D’Estate

Da Senigallia, twee, per giovani fuori o dentro

 

Nice Jazz Festival, è ancora qui la festa

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Se amate la musica, a prescindere da quanto realmente si possa definire jazz, il Nice Jazz Festival è un’occasione da impilare nella lista delle cose da fare almeno una volta nella vita. Questa è stata l’edizione successiva al vuoto lasciato l’anno scorso dall’attentato sulla Promenade des Anglais, la celebre passeggiata bordo mare il cui struscio folcloristico ne fa la Venice europea. L’atmosfera della serata di apertura era euforica come per una vincita al lotto collettiva. Tra perfetti sconosciuti ci si sorrideva senza motivo o ci si salutava calorosamente ritrovandosi per l’ennesima volta in fila per riempire il gobelet – il boccale riciclabile con il logo della manifestazione. 

Il festival si è tenuto da lunedì 17 a sabato 21 luglio, io presente solo alle prime due serate. L’inglese era la lingua ufficiale, più del francese, nel pubblico numeroso, un melting pot di amanti della musica o semplicemente bon vivants della stagione estiva, tra i 5 e i 105 anni, che non hanno esitato a mollare i freni inibitori per abbandonarsi a balli e canti sfrenati. Gli avventori di questo festival facilmente hanno voglia di divertirsi, molti sono in vacanza e con l’animo ben disposto anche se non sono intenditori. Ma forse proprio in virtù di questa eterogeneità, si respirava democratico rispetto per tutti gli artisti, dai più ‘pop’, ai quali è riservata la scena di place Masséna, a quelli del Théâtre de Verdure che ospita le performance più in linea con l’anima jazz del festival. 



Headliner delle mie due serate sono stati Herbie Hancock, direttore artistico di questa edizione del festival, e Ibrahim Maalouf, trombettista e pianista francolibanese popolare in Francia al pari forse di un nostro Jovanotti. Mi sono compiaciuta del fatto che le persone abbiano prestato a tutti i musicisti la stessa attenzione mista a gratitudine. Di fronte a Hancock si è ancheggiato quasi come con i De La Soul che l’hanno preceduto sulla scena Masséna. Loro hanno scosso la piazza con una dignitosa carica da navigati MC, Hancock l’ha ipnotizzata con la sua bravura. E cosa dire a Maalouf. Mi è sembrato geniale, ha portato in palmo di mano tutta l’emotività che il pubblico scalpitava per far scorrere a fiumi. Il medioriente in rivoluzione attraverso suggestioni di energia elettronica in stile M83.


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Per quanto riguarda le altre esibizioni, la britannica Laura Mvula ha tenuto grande presenza scenica anche quando è scesa dai trampoli che la ingessavano un po’. Si muove in un terreno vasto di orchestrazioni che attingono tanto dal gospel quanto dal pop barocco o da quello elettronico alla Imogen Heap. Ma la sensazione è di non avere capito benissimo quello che ho ascoltato. Invece ho inteso bene il bravo ed esageratamente bello Roberto Fonseca, pianista cubano che ricordavo già dall’edizione di due anni anni fa, quando si era esibito con Fatoumata Diawara. Sono riuscita a seguire solo un paio di pezzi latin jazz e mi è sembrato un ottimo intrattenitore.



E per finire, un coup de foudre per la coreana Youn Sun Nah, che quando parla sembra la nonna di Confucio ma quando canta diventa la tigre della Malesia. A fatica ho abbandonato il suo concerto per raggiungere Herbie Hancock. Nel 2010 ha confezionato una versione di Enter Sandman dei Metallica, con l’accompagnamento del suo storico chitarrista Wolf Wakenius, che mi ha sbloccato tutti i chakra.

Per quest’anno è tutto e non è poco. Grazie della festa, Nizza.


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Live a Milano – Luglio 2017

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Bachelite Outsound Music Festival al Giardino delle Culture

Quanto sudore in questo luglio 2017, bisogna rinfrescarsi nei fiumi di musica in calendario, che è ricchissimo. Tanto che tocca fare un bonus alla solita lista di 6 concerti, un + 4 che prevede: Birthh Venerdì 7 al DopoLavoro Besana, Francesco Tristano Sabato 22 alla Triennale, Wire Martedì 25 al Magnolia, Robert Glasper Experiment Giovedì 27 al Carroponte. Splash.


Andrea Laszlo De Simone – Sabato 1, Il Chiostro d’Estate

Capellone, Battistiano e Ivan Graziano, da approfondire


Summer Whispers – Giovedì 6 + Venerdì 7, Pirelli HangarBicocca

Mini festival (6 artisti in 2 serate), musica da guardare, per fare colpo se lui/lei se la tira un po’


Kurt Vile – Martedì 11, Triennale

Molleggiato, lo-fi e americana, faccio cose


Tinariwen – Mercoledì 12, Villa Arconati

Maliani, desert rock, per aprire gli orizzonti


Warpaint – Giovedì 13 luglio, Carroponte

Belle e brave, ottimamente prodotte, (retro)gusto gotico-melodico


Valerie June – Domenica 23, Magnolia

Da Memphis, blues-folk, per darsi una mossa

 

Ragazze, facciamo la storia?

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Foto qui

Che sollievo, ogni tanto la ruota gira e anche per chi in genere non conosce i riflettori arriva il momento di vivere un quarto d’ora di gloria. Questa volta è andata bene per Tornareccio, un paese nella provincia di Chieti, in Abruzzo. Non ci speravo l’anno scorso quando scrivevo un articolo a proposito della Girls Rock Camp Alliance, una vibrante iniziativa nata negli Stati Uniti una decina di anni fa con l’intento di creare una rete di campi scuola musicali per ragazze. Alla base, l’idea che l’educazione musicale sia uno strumento per favorire l’autostima, la collaborazione e il coraggio in un momento tanto significativo e delicato della vita come gli anni tra i 10 e i 13, quando vorresti spaccare il mondo ma hai appena finito di imparare ad allacciarti le scarpe. Ebbene il campo finalmente si farà anche in Italia grazie all’intraprendenza di Hilary Binder, musicista e promotrice culturale di Washington DC che ha già fatto questa esperienza nella Repubblica Ceca e ha l’aria di sapersi muovere. Hilary è solare e visionaria e l’idea di una iniziativa di questo valore in un luogo dove in genere arrivano meno possibilità è entusiasmante. 

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Nella settimana del Lavinia Rock Camp (dal 3 all’8 luglio, durante il quale, in sintesi, le partecipanti impareranno le basi per formare una band, scrivere una canzone ed esibirsi) terrò un piccolo seminario sul giornalismo musicale femminile, di cui non si parla mai abbastanza. Forse anche perché di fatto c’è meno materia di cui parlare, essendo il mondo della scrittura critica musicale prevalentemente maschile e giusto un filo maschilista. E forse perché alla materia che c’è non viene dato lo spazio che meriterebbe. Ma non mi risulta che le donne siano scarse in quanto a caratteristiche essenziali per esercitare la critica o il giornalismo musicale: competenze, sensibilità, capacità comunicative, profondità di pensiero. Non sono una fanatica delle distinzioni di genere a tutti i costi, mi piacerebbe che il mondo fosse una palla morbida in cui ondeggiare al ritmo di di One Love, One Heart, ma come non prendere atto che le differenze esistono e allora ciò che di buono si può fare è esaltarle. Sono molto felice di fare parte di questa avventura.
Chiudo con le parole giustissime usate da Daniele Cassandro in un articolo per Internazionale sulla giornalista inglese Sylvia Patterson e in generale sulla scrittura delle donne in ambito musicale.

Ogni autrice ha la sua storia, la sua età, la sua cultura e il suo stile ma in comune vedo alcuni elementi di base. La liberatoria assenza di quella pedanteria enciclopedica che rende sgradevole buona parte del classico giornalismo musicale. E poi una capacità di far entrare nella loro scrittura il dato autobiografico, l’aneddoto personale, in certi casi anche una forma di lessico privato, senza mai cadere nell’irrilevanza e mantenendo salda una lucida visione d’insieme.
Le iscrizioni al Lavinia Rock Camp sono ancora aperte, tutte le informazioni le trovate qui, non perdete l’occasione di segnalare questa possibilità a qualche giovane rocker che vuole spaccare il mondo divertendosi.

Fallisci meglio

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Il braccio del tennista Wawrinka – foto qui

Vi è già capitato di imbattervi nella citazione di Samuel Beckett “Fallisci ancora. Fallisci meglio”?↓ Una frase dall’impatto dirompente che mi fa subito immedesimare ed esclamare devotamente sì Samuel, lo farò, imparerò dai miei sbagli.

Ora, nonostante la passione che ho per Beckett, un uomo che ha segnato la mia adolescenza con mezzi più corroboranti dell’hot yoga di cui dispongo ora (a un certo punto ho anche immaginato di chiamare i miei figli Didi e Gogo citando Aspettando Godot ma per fortuna ho solo due cani di peluche e cartapesta), so di non averci capito veramente molto di quell’universo nonsense. Vuoi anche per l’allora giovane età, in cui nonostante lo spleen delle difficoltà adolescenziali, non sono mai riuscita a empatizzare davvero con un visione così cupa delle cose, con tutto il domani che ancora attendeva. Non che ora sia tanto lucida ma grazie a uno sguardo più allenato e servendomi di approfondimenti fatti da studiosi seri, mi rendo conto che la citazione di Beckett è usata in genere con grande slancio ottimistico. Invece nel testo da cui è tratta non c’è traccia di incoraggiamento a fare meglio, anzi, se è possibile la situazione si mette ancora peggio che nella carriera intera del guru irlandese: si è solo a un passo dalla fine che tutto pacifica e sublima. Olé.

Faccio questa divagazione oltre le mie possibilità perché di recente sono incappata spesso in situazioni di fraintendimenti, anche in ambito musicale. Mi riferisco per esempio a Here Comes Your Man dei Pixies, orecchiabile e apparentemente scanzonato pop che a leggere il testo, invece, parla di quei poveri diavoli in cerca di lavoro che all’inizio del novecento morivano sui treni californiani dei pendolari durante i terremoti.

Ma penso soprattutto a quello splendore di canzone che è Aguas de Março che da questa parte dell’emisfero significa l’immediato richiamo all’inizio della bella stagione e all’idea di rinascita dopo l’inverno tempestoso. Marzo pazzerello, sole e ombrello, e però intanto ci scrolliamo di dosso quella mosceria della vita passata a bere tisane calde. Invece no, non è così perché nel marzo del 1972, quando ha scritto questa canzone, Antonio Carlos Jobim era a casa sua in Brasile, dove il clima è tropicale e marzo coincide con l’inizio della stagione delle piogge. Cioè come l’inizio di novembre in questa parte di emisfero. In più ‘O maestro’ era abbastanza acciaccato e il medico gli aveva ordinato assoluto riposo. Daltronde é o fim do caminho è un verso inequivocabile. La fine della fatica, forse un po’ come intendeva Samuel. Anche se poi invece Tom stava toppando alla grande con tutto quel senso lugubre di fine imminente perché è campato ancora 25 anni, ha fatto altri figli con una nuova moglie e si è buttato in nuove felici collaborazioni artistiche. Ma allora, non scherziamo, il mondo non è forse solo una gigantesca palla da tennis che rimbalza qua e là da interpretare come caspita ci pare?

↑ “Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better”, da Worstward Ho

Live a Milano – Maggio 2017

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Cose che capitano quando si sceglie di scegliere, nella selezione dei 6 purtroppo mi capita spesso di lasciare fuori dei concerti interessanti. Questo mese è toccato a Sleaford Mods, Sabato 27 in Santeria Social Club, che spero di non mancare.


Lilly Hates Roses (+ Nicola Savi Ferrari) – Mercoledì 3, Cicco Simonetta

In due dalla Polonia, al secondo album indie folk, immagino lei in una cover di Joe Le Taxi


The Sonics – Giovedì 4, Magnolia

Di cosa stiamo a parlà, la storia del garage rock, Some folks like water / Some folks like wine / But I like the taste / Of straight strychnine (hey hey)


No More – Sabato 6, Black Hole Milano

Glam-Kraut, dalla Germania, per amarcordisti in nero


Pietro Berselli (+ Pieralberto Valli) – Giovedì 11, Base

Post rock, bresciano, per la rassegna Italica


Cristobal and the Sea – Giovedì 11, Magnolia

Caleidoscopici per suoni e provenienze (Spagna Portogallo Inghilterra Francia), etnopop, estivi


Bugo (+ Cesare Livrizzi) – Giovedì 18, Arci Ohibò

Tra il meglio del rock melodico italiano, un po’ allucinato, di certo libero