Musica + Libri #10 – “Perché ci piace la musica” di Silvia Bencivelli

 

 

 

Perché ci piace la musica

Silvia Bencivelli, Perché ci piace la musica, Sironi Editore 2015

 


Se siete nerd e al tempo stesso appassionati di musica probabilmente troverete questo libro un bel bocconcino. Ma perché la musica ci piace? Silvia Bencelli – giornalista scientifica, conduttrice radiofonica e saggista –  affronta il quesito del titolo avvalendosi di risorse tecniche e un’esposizione facilmente comprensibile. Partendo da un vecchio articolo di un giornalista svedese intitolato “Perché ci piacciono i Beatles”, che in realtà non approfondiva l’argomento Beatles né tantomeno alcun aspetto scientifico, l’autrice si avventura nelle connessioni che intercorrono tra musica e neuroscienze.

L’impianto del libro è più o meno questo. Nella prima parte si dà spazio agli aspetti scientifici che riguardano il funzionamento di cervello e suoni. Perché la musica ci piace anche se non ci dà vantaggi immediati concreti? Verso la fine dell’Ottocento ci si cominciava a interrogare sul perché l’uomo, a differenza di altri animali, si interessi tanto a suoni ‘inutili’ come quelli di una canzone. Secondo Darwin: “L’uomo primitivo, o piuttosto un qualche antico progenitore dell’uomo, probabilmente ha usato per la prima volta la sua voce per produrre vere e proprie cadenze musicali… E potremmo concludere, utilizzando un’analogia largamente diffusa, che questa capacità sia stata utilizzata soprattutto durante il corteggiamento.” E te pareva.

Nella seconda parte, attraverso lo studio di animali e bambini, si cerca di indagare sull’evoluzione dei gusti musicali. Tra canti di balene e ninnananne, il punto è: viene prima il linguaggio o la musica? Tra le cose certe, stando a una ricerca dello staff dell’acquario di Birmingham, c’è che il vocione di Barry White sarebbe particolarmente adatto a far accoppiare gli squali. 

Nella terza parte ci si domanda che effetti abbia la musica sul corpo, sulla mente e soprattutto sulla società. “In realtà, agli albori del cinema, all’inizio del secolo scorso, l’intenzione nell’accostare la musica ai film non era emozionare la platea: la musica fu introdotta allo scopo prosaico di coprire i rumoracci dei proiettori.” Pioniere dell’utilizzo della musica in chiave emotiva fu il regista Sergej Eizeinštein. E da allora, se una ragazza fa la doccia con un violino che suona in sottofondo, da lì a due minuti non potrà che venire accoltellata (questo vale per quasi tutti, tranne per chi, come nel caso di Che Guevara, è affetto da amusia, una sorta di dislessia musicale che non fa sentire le ‘emozioni musicali’). 

Ah, pare anche che il Can can diminuisca la percezione della sofferenza quando si è sottoposti al dolore fisico. Quindi, se state iniziando a lamentarvi di mal di schiena da quarantena, ma quale lezione di feldenkreis in streaming, alzate il volume a palla.