Ascolta, pensa, (forse) scrivi

fullsizerender


In questa lunga estate calda, tra giugno e luglio, ho tenuto un seminario di ben dodici ore al Master di Musica della Luiss Business School di Roma. L’argomento aveva più o meno a che fare con quello che mi accanisco a fare spesso, scrivere di musica in rete. Mentre lo facevo, a volte mi è balenato in mente Antoine quando negli anni sessanta cantava: Tu sei buono e ti tirano le pietre / Sei cattivo e ti tirano le pietre / Qualunque cosa fai, ovunque te ne vai sempre pietre in faccia prenderai…  Ma stando esattamente così le cose, non vale dunque la pena di fare quello che ci pare?
Non so se questo laboratorio sia stato davvero utile o interessante per gli studenti che l’hanno frequentato ma posso dire di esserne uscita 1) viva e soddisfatta e 2) sempre più convinta che non ci si debba per forza affidare ciecamente a quello che fanno gli altri. La scelta che fa la differenza è, spesso, la propria.
Ho provato empatia per i ragazzi da subito, cioè dall’istante in cui mi hanno lanciato sguardi sgranati probabilmente pensando che non sarebbero tornati mai più. In effetti qualcuno si è presto dissolto. E chi è rimasto credo abbia continuato a chiedersi: di cosa sta parlando questa? Per fortuna ho avuto la discreta idea di far dire tante cose – belle – più a loro che a me.
Ma un paio di concetti li ho tentati anche io e sono felice quando ho l’occasione di tirarli nuovamente fuori.
Uno è che la musica si può raccontare, sfidando la mitica affermazione pluriattribuita (a Frank Zappa, Elvis Costello, Thelonious Monk e altri ancora) secondo cui parlare di musica è come ballare di architettura. Penso invece che se ne possa parlare sensatamente, come di un’emozione, di un’idea, di una storia, di un ingranaggio. Con i limiti del caso ma anche con tutti i frizzi e lazzi che quei limiti ci portano ad attivare, se vogliamo centrare il punto ed essere considerati da chi ascolta o legge.
Un altro è che non dobbiamo parlarne a tutti i costi. Se ci viene il dubbio di non avere niente da dire, il silenzio sarà una melodia potentissima. Potrebbe capitarci di avere l’impulso incontenibile di recensire chiunque, anche il vicino che canta sotto la doccia. Allora perché no, nessuno ce lo impedisce, buttiamo pure giù qualche riga. Poi però non sarebbe male lasciare quelle riflessioni a decantare un po’ prima di diffonderle. E una volta rilette, il resto verrà da sé. Si spera.
Queste sono 6 canzoni di artisti che ci siamo raccontati in aula e se non sbaglio proprio in quest’ordine. Ascolta di qua e decostruisci di là, grazie alle cose che ci siamo detti ai miei occhi si sono accese di una luce nuova.

Bring the Noize – M.I.A.


Pedestrian at Best – Courtney Barnett


Mizu – Nippon Eldorado Kabarett


Wake Up – Arcade Fire


Avvelenata – Francesco Guccini


Bring the Noise – Public Enemy